Cara amica,
l’argomento è tosto e complesso, e non so se riuscirò a rispondere esaurientemente, senza annoiare te e gli amici: premetto anche che mi sforzerò di farlo con la massima obiettività ed imparzialità, ma non garantisco di riuscirci.
Il popolo israeliano è oggi composto da svariate genti, eterogenee per cultura, storia, usanze, ed unite solo dalla comune religione ebraica e, in alcuni casi, dalla tradizionale antica lingua ebraica.
Gli Ebrei - o Giudei, così chiamati perché originariamente abitavano la Giudea, una piccola provincia della Palestina - furono coinvolti in tortuosi eventi storici, che nel corso dei secoli, con alterne vicende, determinarono la cacciata di quasi tutte le tribù ebree dalle loro terre.
Per un paio di migliaia d’anni gli ebrei sono andati errando per il mondo, nell’attesa di riconquistare la loro Patria.
Nel 1948 l’ONU approvò la realizzazione dello Stato Ebraico: secondo l’opinione ancora oggi corrente, la decisione fu presa sull’onda emotiva di concedere agli Ebrei un risarcimento per le tremende sofferenze da questi patite nell’ultimo conflitto.
Gli Ebrei - richiamandosi alla loro Storia ed alla “Terra Promessa dal Signore” - vollero collocare il nascente Stato di Israele nel cuore della Palestina.
Il nuovo Stato fu immediatamente osteggiato dalle vicine nazioni arabe, storicamente nemiche degli Ebrei, e dai Palestinesi, che si videro privare di terre che ormai da millenni erano in loro possesso.
In Medio Oriente iniziò una lunga serie di conflitti, attraverso i quali Israele realizzò una continua, progressiva espansione territoriale, più volte condannata da diverse risoluzioni dell’ONU, peraltro quasi sistematicamente ignorate dagli Israeliani.
I Palestinesi costituirono una “Organizzazione per la Liberazione della Palestina” (OLP), instaurando un regime di guerriglia che, ai tempi della prima “intifada” (rivolta), era principalmente espressa da ragazzini che lanciavano pietre contro i carri armati degli occupanti israeliani.
Questi, rispondevano sparando con i mitra e con le mitragliatrici: ogni giorno si registravano morti e feriti palestinesi, quasi tutti ragazzini, e più volte le organizzazioni internazionali protestarono per le sproporzionate reazioni israeliane.
Infine, l’opinione pubblica mondiale fu scossa da un raccrapicciante filmato, girato clandestinamente, che fece il giro delle TV di tutto il mondo, nel quale si vedevano quattro o cinque soldati israeliani che si accanivano contro tre ragazzini di non più di tredici-quattordici anni, sdraiati per terra con le mani legate.
Li prendevano a pugni ed a calci in faccia, li percuotevano con sassi sulla schiena e sulla nuca, spezzarono loro le braccia a colpi di pietra: alla fine, due dei ragazzini, inanimati, furono caricati su una camionetta, il terzo fu caricato disteso di traverso sul cofano, come un trofeo di caccia: si è saputo poi che era già morto.
La protesta inorridita dell’opinione pubblica internazionale contribuì a far cessare le azioni israeliane e, con la collaborazione USA, fra Israele e l’OLP fu stipulato un accordo di pace, salutato con enorme soddisfazione in tutto il mondo.
L’accordo venne però duramente contestato dal popolo palestinese, che giudicò eccessive le concessioni fatte agli Israeliani; del resto, Israele si affrettò a consolidare la propria influenza sui territori che in base all’accordo i Palestinesi avrebbero dovuto cedere, ma continuava a rimandare il ritiro dai territori che nello stesso accordo si era impegnato a restituire.
Si riaccese la lotta, ancor più esasperata e più cruenta, con rapida “escalation” da entrambe le parti: iniziarono gli attentati con i “kamikaze”, cui Israele rispose con arresti in massa di civili nei campi profughi, con l’abbattimento delle case dei parenti dei “terroristi”, con gli “omicidi mirati” dei dirigenti Palestinesi.
Ma, soprattutto, iniziò una guerra di propaganda, che aveva l’obiettivo di pilotare l’opinione pubblica a favore di Israele: ancora oggi, le TV non ci risparmiano il sangue israeliano, sono generose nel mostrarci la disperazione dei giovani israeliani i cui compagni sono stati uccisi in discoteca…
Ma, in genere, ben poco spazio viene concesso alle informazioni sulle rappresaglie israeliane, che spesso vengono fornite con il solo commento verbale, senza video, ed è risaputo che, per parecchia gente, ciò che non si vede in TV, non è mai accaduto.
Giusta quindi la tua domana: "Ma nessuno dice niente?"
Poco a poco, ci hanno convinto che le vere vittime del conflitto sono gli israeliani, e ben poca impressione ha provocato il video nel quale si vede un palestinese inerme e disarmato che, accucciato insieme al figlioletto di sei o sette anni dietro un muretto, tenta di ripararsi dalla tempesta di colpi sparati contro di loro dai soldati Israeliani, che dopo poco riusciranno ad uccidere il piccolo, fra le braccia del padre.
Ci indigniamo per i morti israeliani, ma difficilmente dedichiamo un pensiero ai dirigenti politici palestinesi, ormai definiti “terroristi” per il solo fatto di essere Palestinesi, ed uccisi con razzi anticarro lanciati dagli elicotteri.
Raramente pensiamo quanto possa essere difficile la vita di un palestinese costretto, nella propria terra, ad estenuanti ore di coda in attesa delle perquisizioni ai frequenti posti di blocco istituiti dai militari stranieri occupanti.
Poche riflessioni dedichiamo al fatto che nelle prigioni israeliane ci sono centinaia, forse migliaia di palestinesi, molti minorenni, detenuti da anni, senza imputazioni, senza processi, senza assistenza legale.
Poca attenzione viene dedicata al fatto che Israele sta volutamente contrastando ogni evoluzione culturale e politica del popolo palestinese, rendendo difficoltosa la libera circolazione dei palestinesi all’interno della loro stessa terra, impedendo l’istruzione, ostacolando ogni forma di vita sociale, eliminando i loro dirigenti.
Si dice che tutto ciò avviene per la sicurezza di Israele, ma chi ha protetto la donna incinta che qualche giorno fa stava andando all’ospedale per partorire, ed uccisa ad un posto di blocco?
Nelle recenti elezioni, i Palestinesi hanno affidato il governo ad Hamas, un’organizzazione che sicuramente non brilla per pacifismo, e l’opinione pubblica internazionale sembra non aver compreso che ciò è avvenuto per l’ormai provata inutilità della politica moderata di Al Fatah.
Si insiste a chiedere che Hamas riconosca lo Stato di Israele, e la richiesta è anche ragionevole, purtroppo, sin da quando è stato fondato, Israele si è opposto a qualsiasi definizione dei territori dello Stato Ebraico: si pretenderebbe quindi il riconoscimento di uno Stato "open"!
E' di questi giorni la notizia che gli Israeliani hanno arrestato diversi membri del Governo Palestinese: un fatto inaudito ed inconcepibile, che però è passato quasi sotto silenzio e quasi senza alcuna protesta.
Ed a “borbo03” vorrei dire che sulle carte geografiche la parola Palestina è riportata dalla notte dei tempi, mentre nelle nostre carte geografiche la Palestina è già scomparsa, sostituita da Israele, perché questo è il disegno di Israele: impadronirsi di tutta la Palestina, riducendo i Palestinesi, come gli Indiani d’America, nelle Riserve a fare braccialetti di perline colorate, per la gioia dei turisti.
Mi scuso per la lunghezza delle mie considerazioni: sono mortificato, ma ho la presunzione di avere contribuito a far aprire qualche occhio e far ragionare qualche parte di cervello.
Prima che qualcuno mi accusi di antisemitismo, voglio precisare che dall’alto del mio ateismo convinto e praticante, non parteggio per l’una o per l’altra parte per motivi religiosi: secondo me è una questione di Diritto Internazionale, di Legalità, di Giustizia e soprattutto di Morale.